“God bless Tiny Tim” è il primo lavoro ufficiale di Tiny Tim. Uscito nel 1968 per la Reprise, etichetta fondata nel 1960 da Frank Sinatra.

In questo disco si sente subito l’essenza di Tim: il suo potente falsetto, il vibrato muscoloso e a tratti fastidioso, l’ukulele. Ma anche quello che non ti aspetti. Tiny Tim era un baritono dalla voce profonda e cavernosa. Lo si sente bene fin da subito, quando canta, a cappella, “Welcome to my dream”, un brano semisconosciuto di Jimmy Van Heusen (quello di “Come fly with me” e “Darn that dream”).

Ecco un’altra particolarità: Tiny Tim non scrive i propri brani ma canta (rielabora) vecchi standard, in una ricerca che lo porterà ad esserne uno dei massimi conoscitori.

Ma ciò che stupisce di Tiny Tim, soprattutto se lo si conosce solo grazie ai video su internet, è l’uso geniale del parlato. Spesso i brani del disco sono intervallati da un monologo. E non solo. “The viper”, per esempio, è un racconto in rima che narra di una vipera (il serpente della Genesi?) che sta venendo a prenderlo. Un racconto particolarmente angosciante, raccontato con dovizia di particolari sonori (il rumore del treno) che termina diventando il brano successivo, “Stay down here where you belong”.

È un disco, questo, inserito a pieno titolo nel mondo musicale americano di fine anni ’60. Sono molti i riferimenti ai Beatles e ai Beach Boys (per nominare i più famosi), non fosse per la scelta dei brani. L’ukulele è presente ma non è evidentemente lo strumento principe del disco che prevede arrangiamenti orchestrali di alto livello, scritti da Artie Butler.

È indubbiamente un disco piacevole, che sa unire l’allegria di una voce giocosa al dramma di brani più oscuri. Un lavoro di tutto rispetto che ha, giustamente, portato Tiny Tim al successo.

 

Per ascoltarlo: https://www.youtube.com/watch?v=qNXXkQNdm-8

Per conoscere meglio il personaggio: https://ukeforall.com/non-categorizzato/tiny-tim/

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